Armi Survival

  • Data: 25 Giugno 2023
  • Gruppo: DLPA
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Armi survival  parte I° Armi non da fuoco.

A cosa serve un’arma? La domanda è annosa ed ultimamente molto discussa, ma è necessario uscire da un contesto prettamente giuridico, che affronteremo altrove, e provare ad tornare un pò indietro nel tempo. Ogni animale per sopravvivere utilizza le proprie prerogative fisiche, sia per offendere che per mettersi in salvo di fronte ai predatori, ed alcuni animali più intelligenti utilizzano strumenti atti al lavoro ed all’offesa. Molte specie di scimmie ad esempio utilizzano bastoni per compiere dei “lavori” ed anche per colpire altri animali. L’uomo, il più grande predatore vivente,  nel corso dei millenni ha sempre più perfezionato  l’utilizzo e la creazione di utensili e strumenti al fine di cacciare e  e difendersi, ed a volte di offendere altri esseri animali, uomini compresi. L’inventiva nel creare strumenti utili è stata inizialmente legata alla necessità, alla sopravvivenza e solo in seguito alla dominazione. Si può dire in senso generale che l’arma sia qualunque strumento utilizzato a tal scopo,  ovvero le cosiddette armi improprie, e in altri casi attrezzi e meccanismi appositamente creati, ovvero le armi proprie. Il concetto è universalmente conosciuto ma se provassimo a prescindere dall’eccessiva demonizzazione del semplice oggetto, oggi molto di moda, scopriremmo che in caso di situazione “survival” sarebbe una delle prime cose alle quali penseremmo. Perchè è nella nostra natura, il sopravvivere. Usiamo l’immaginazione e  proviamo ad uscire dal nostro contesto urbano, nel quale le armi non sono normalmente necessarie, ed immaginiamo cosa accadrebbe se ci trovassimo in una situazione di ipotetica difesa o nella necessità di cacciare o respingere una minaccia,  anche semplicemente perchè persi in un bosco e nell’impossibilità di chiedere  soccorso. Abbiamo detto, parlando di alimentazione nello scorso numero, che il “survival” è prima di tutto uno stato mentale, che ci porta a ritrovare nozioni sepolte nel nostro DNA e la fiducia in noi stessi; è la capacità di cavarsela, di scaldarsi, di bere e di nutrirsi. E appunto di allontanare una minaccia, se necessario.

In una situazione ipotetica, urbana e non, di caccia o difesa, in mancanza di armi da fuoco, che solo pochi di noi possiedono, come potremmo sopravvivere? E quali “attrezzi” potremmo possedere e portare con noi per essere pronti all’emergenza, seguendo l’affermato concetto del “BePrepared” ?

Ho provato in questo articolo ad esaminare alcuni attrezzi e come utilizzarli, senza nessuna pretesa di scientificità o eccessiva tecnica di utilizzo. La base del survival è prima di tutto la semplicità e la possibilità di costruire le cose da soli. Ed ho così riscoperto che ciò che è era diventato un  gioco della nostra infanzia  in realtà è stato efficacemente usato per millenni dall’uomo per sopravvivere.

Cominciamo dalla più diffusa ed universalmente usata, perlomeno un tempo, da tutti i bambini:

FIONDA

Molto semplice. Una forcella di legno, presa da un bastone ramificato, ed un elastico, saldamente fissato alle estremità dei due rebbi della forcella a V. Incredibilmente semplice ed incredibilmente efficace. Gli elastici sono reperibili ovunque, anche in ferramenta o da una vecchia camera d’aria, anche se con scarse capacità di allungamento, e il piccolo fazzoletto finale che conterrà il “proietto” potrà essere fabbricato con stoffa, gomma, pelle, plastica morbida o  altra materia simile. La fionda è uno strumento che può essere incredibilmente preciso e potente, e molti cacciatori le usano oltre oceano per insidiare piccoli animali; un proiettile da 20 g può raggiungere una velocità di 83 m/sec con l’energia di 113 Joule, che è ampiamente sufficiente per la caccia ed in casi estremi anche la difesa personale! Nei nostri boschi, in caso di necessità, prede ideali potrebbero essere piccoli roditori, uccelli, serpenti, fagiani selvatici ed in alcuni casi anche piccoli ungulati. O molto più semplicemente, poichè ritengo la caccia una situazione più estrema, per allontanare una minaccia senza necessariamente ferirla, come ad esempio dei cani randagi o qualche animale troppo curioso. In altri casi  le fionde possono essere usate per pescare, con sicuramente maggior successo di un inesperto pescatore, utilizzando piccole frecce speciali con alette apribili reperibili  in rete per pochi euro. On line ci sono moltissimi informazioni relative alla fabbricazione delle fionde ed al loro utilizzo, ma in senso generale si può dire che ovviamente l’energia è rapportata alla sezione ed alla forma dell’elastico ed al suo allungamento. Le camere d’aria di auto e moto, ad esempio, posseggono scarse capacità di allungamento ma sono ottime per costruire il fazzoletto al fondo destinato a contenere il proiettile. Ho acquistato elastici comuni di varie sezioni a circa 1 euro a pacchetto che vi consentiranno di sperimentare e di trovare il giusto compromesso. La fionda ha il vantaggio dell’estrema semplicità di costruzione, economicità, un bastoncino a V, possibilmente di legno non troppo secco non costa nulla e se la si vuole comprare la cifra è  contenuta( una professionale si acquista con meno di 50 euro); ha dalla sua anche la facilità di trasporto, e potenzialmente la buona accuratezza in mano ad un utilizzatore esperto. Una volta familiarizzato con le modalità di mira, vi scoprirete sorprendentemente precisi sulle brevi distanze, ovvero una decina di metri, anche se esistono campioni che colpiscono lattine a oltre 100 mt! La tipologia di mira più classica prevede la presa in  posizione orizzontale in modo da utilizzare il rebbo superiore come mirino, anche per avere un posizione di mira costante che vi consentirà di comprendere la traiettoria del vostro proiettile; questo ad esempio potrà essere una piccola pietra, un bullone, un dado, un pallino di metallo, una biglia di vetro acquistabile nei negozi di giocattoli. La costruzione, in caso di necessità, è alla portata di tutti, prestando però particolare attenzione all’attacco degli elastici ed al ritorno degli stessi dopo il lancio, per evitare di ferirsi. L’attacco prevede semplicemente l’inserimento dello stesso un una V intagliata nei rebbi e poi richiusa, ma va rinforzato e bloccato superiormente con particolare cura. Vi sono molti altri metodi costruttivi, on line troverete davvero un’incredibile quantità di dettagli. Nel caso di fionde particolarmente potenti potreste prevedere una protezione dell’avambraccio che la sostiene, magari utilizzando sempre un pezzo di camera d’aria, come ho fatto io, o di pelle.  Esistono anche altri tipi di fionde, molto usati nell’antichità, come le frombole, ma prevedono una pratica ed una cura costruttiva molto superiore. Forse ci sembrerà di tornare bambini, ma avremo nelle mani uni strumento sorprendentemente efficace! Mi sarebbe piaciuto mostrarvi le foto di Tori Nanaka, nota campionessa mondiale femminile di tiro, divertirsi per un’ora alla fine di una gara con una fionda di legno costruita da un mio amico!

CERBOTTANA

Lo so, vi farà sorridere, da bambini abbiamo insidiato decine di nostre coetanei con cartocci di carta guadagnandoci anche l’odio delle bambine prima che scoprissimo che ci piacciono, ma la cerbottana si inserisce di diritto nel novero delle armi survival! Non tanto per la sua potenza, quanto per la facilità costruttiva, la precisione ed in determinati casi anche la relativa efficacia!

Arma molto usata nell’antichità dalle popolazioni primitive ed ancora oggi in alcuni ambienti naturali ad intensa forestazione, come le giungle pluviali, per la sua maneggevolezza e silenziosità. Si pensi all’Amazzonia o alle foreste del Borneo e di altre zone selvagge dell’Indonesia, ove è tuttora un valido strumento di caccia, poichè abbinato all’utilizzo, sulla punta del dardo, di sostanze velenose o comunque anestetizzanti. Come vedremo in seguito questa pratica era in voga anche da noi nei tempi andati, poichè i nostri nonni conoscevano molto bene le proprietà anestetizzanti di alcune piante, tanto da poter essere efficacemente utilizzate su piccoli animali, senza che gli effetti fossero poi lesivi per l’uomo in caso di consumo della carne. Siamo davvero di fronte ad uno strumento dimenticato, ma che potrebbe avere un senso per un improvvisato survivalista. La cerbottana sfrutta la potenza polmonare soffiata attraverso un semplice tubo per scagliare un dardo a vari metri di distanza, con poca cessione di energia ma con sufficiente precisione. Fin qui tutto chiaro, ma a cosa serve? Senza necessariamente rispolverare le conoscenze di erbe officinali sopracitate, che ci permetterebbero ad esempio di cacciare un coniglio selvatico, in realtà il piccolo dardo è in grado, come con la fionda, di insidiare piccoli animali che si siano imprudentemente avvicinati. Scoiattoli, topi di campagna, altri piccoli roditori e piccoli volatili. Esseri viventi che mai cacceremmo  in situazioni normali ma che la fame estrema renderebbe estremamente appetibili. I dardi in questo caso potrebbero essere fabbricati con piccoli stecchi appuntiti lavorati con il nostro coltellino, utilizzando del cotone come impennaggio fissato con leggeri intagli nel legno; o con cartocci di carta induriti con la colla inserendo sulla punta un piccolo chiodo, come quando eravamo bambini. Il tubo di lancio può essere ricavato da un bambù, che comincia ad essere reperibile anche da noi poichè specie infestante, un tubo di plastica di piccola sezione reperibile presso qualsiasi ferramenta o in casa, un vecchio tubo di gomma reso dritto da stecche di legno o qualsiasi altro frutto della vostra inventiva. Con la sezione del collo di una piccola bottiglia di plastica si può fabbricare un efficace imbocco ove soffiare appoggiato alla bocca, fissandolo con nastro adesivo, o utilizzando un vecchio imbuto o un sottile foglio di gomma. Da piccolo fissavo all’estremità un piccolo pezzettino di legno che fungeva da empirico mirino, per avere un riferimento, e dovete avere l’accortezza di impugnarla  sufficientemente avanti con la seconda mano, per aumentare la stabilità nel momento del “soffio”.  Attenzione anche a mantenere al minimo la sezione del tubo, per ovvi motivi di dispersione dell’aria che i vostri polmoni comprimeranno, soprattutto  se siete inveterati fumatori!

Ridicola? Inutile? Assurda? Provare per credere, una volta conosciuta funziona maledettamente bene, se non avete altro.

LA LANCIA

Siamo agli albori. Dell’umanità e dei giochi d’infanzia, quando qualsiasi bastone caduto era una temibile lancia che teneva lontano l’oscuro ed ipotetico nemico. Eppure alla fine questo temibile strumento che resiste tuttora ai millenni non è altro che un lungo bastone con una estremità appuntita. Quanto basta. Se non abbiamo il nostro inseparabile coltellino anche con una pietra scheggiata, che ci servirà anche per  togliere la corteccia nel tratto che useremo come impugnature, per non ferirci le mani.  Nella sua semplicità e nelle sue infinite evoluzioni la lancia ha accompagnato l’uomo, soldato o abitante dei boschi che fosse, per millenni, forse dalla sua prima trasformazione in essere completamente senziente. Le punte si sono evolute, il bilanciamento è stato studiato per scagliarla efficacemente, le impugnature aumentate e le tecniche di utilizzo costantemente evolute, ma il concetto è rimasto  quello. Basta veder un qualsiasi film di arti marziali per comprendere l’efficacia di un bastone nelle mani di un operatore esperto. Ma in una situazione di emergenza è davvero lo strumento più facile da costruire, anche senza l’ausilio di utensili particolari, come detto sopra. Basta scegliere un ramo della sezione corretta, possibilmente dritto, lungo almeno quanto noi, pulirlo dalla corteccia se è troppo ruvida ove lo impugniamo e appuntire un’estremità. Con una pietra, con il fuoco, con un coltello, semplicemente spezzandola e legando con fibra vegetale gli spezzoni appuntiti, se non abbiamo altro. Oppure costruendo una punta con una  pietra, una lima, una grossa chiave appuntita, con materiale ferroso o con lo stesso coltello. Ultimamente molte ditte famose di coltelleria ed attrezzatura survival hanno messo in catalogo attrezzi che diventano punte da lancia, coltelli convertibili con meccanismi che ne facilitano il fissaggio e punte vere e proprie con diversi profili. Strumento semplice ma davvero utile per respingere animali molesti, per cogliere frutti in alto sugli alberi, per lanciarlo ed addirittura, per chi ha buon occhio, per pescare. Forse uno dei primi strumenti da realizzare se la vostra emergenza survival è nei boschi. In ambiente urbano  potrebbe avere anche altri usi ma questo esula dal contesto di questo articolo. Ci arrostirete le salsicce su di un grande falò senza scottarvi e prenderete i fichi migliori nel vostro giardino, ma ognuno di questi gesti ci metterà in connessione con quei gesti semplici ed antichi che abbiamo dimenticato; e forse proprio questi gesti un giorno potrebbero fare la differenza.

ACCETTA

Siete appassionati di Bushcraft, e non entrate nel bosco senza la vostra accetta ed il vostro segaccio; ma stavolta l’esperienza vi ha tradito e vi siete irrimediabilmente persi! Siete fuggiti da un’alluvione in arrivo, solo con la piccola accetta per la legna. Stavate potando il vostro giardino ed un grosso quanto inatteso animale vi minaccia! Scherzo ovviamente ma il survival spesso concerne tutto ciò che è inatteso e che ci obbliga ad usare i nostri utensili in modo diverso dalla loro destinazione primaria. Centinaia di film ci hanno mostrato asce ed accette usate in combattimento, ed in molti di essi, come quelli dedicati ai nativi Americani, le accette venivano lanciate con sorprendente efficacia. Ebbene, per esperienza personale posso dire che non è poi così difficile, con la giusta tecnica ed il necessario allenamento. Anche in questo caso faccio riferimento ai numerosi tutorial in rete, ma fondamentalmente si può asserire che la primaria rotazione impressa debba variare a seconda della distanza, che è compresa tra i 4 ed i dieci passi, a meno di non essere particolarmente esperti. Con la  dovuta esperienza la potenza impressa  al lancio aumenterà, consentendo tiri davvero efficaci. Due anni fa in  un momento di ritorno alle origini mi sono procurato una vecchia tavola  di legno e due piccole accette da 12 euro l’una, acquistate in una grossa rivendita di ferramenta e giardinaggio, peraltro di ottima qualità, e mi sono esercitato. Oltre ad essere meno difficile del coltello, il peso intrinseco dello strumento gli consente, una volta acquisita la giusta tecnica, di piantarsi nella tavola con sufficiente profondità. Mano a mano che padroneggerete la tecnica scoprirete che la lama si pianta sempre nello stesso modo, normalmente nella parte superiore, e seppure con le mie modeste capacità, in modo a volte davvero costante. Non ritengo che si possa usare per qualsiasi forma di caccia, ma per un’estrema difesa personale di fronte a qualche animale insidioso reso tale dalla fame sì! E altrettanto, come per gli altri due strumenti, per una difesa non “a contatto”, riducendo i rischi! La tecnica del lancio, oltre alla soddisfazione mentale derivante dal fatto di padroneggiare un oggetto antico, nel mio caso ha anche contribuito alla formazione di quello stato mentale di autosufficienza che, non ci stancheremo mai di ripeterlo, è più importante di mille nozioni. Ed è anche  parecchio divertente! Esistono i campionati mondiali di lancio dell’accetta, al quale partecipano squadre spesso costituite da interi nuclei famigliari e con poca spesa otterrete, se come me non amate i videogiochi, un interessante strumento di aggregazione.

Consiglio accette e non asce, la mia è con lama da 600 g, con lunghezza del manico ridotta, per motivi di peso e di sicurezza nel maneggio, perlomeno sino a che non sarete diventati molto abili. Le lame sono facilmente riaffilabili con una semplice pietra adatta e l’obsolescenza pressochè nulla. Vi divertirete per un sacco di tempo utilizzando uno strumento di grande reperibilità e di grande efficacia. Anche, e soprattuto, passato il pericolo, per accendervi un bel fuoco!

ARCHI E BALESTRE

Quale arma migliore dell’arco nell’immaginario survival? Semplice, silenzioso, leggero, virtualmente indistruttibile, con l’intera natura a disposizione per fabbricare frecce all’infinito! Ma è davvero così? Premetto che sono davvero un arciere neofita e tantomeno ne ho esperienza a caccia, ma lunghe chiacchierate con campioni e cacciatori mi hanno chiarito un pò le idee, perlomeno sulle possibilità reali di uso e fabbricazione. Intanto un pò di normativa; gli archi non sono armi, secondo la definizione del nostro apparato normativo, ma sono strumenti sportivi, mentre le frecce, quali strumenti da punta, lo sono. Il che significa che, poichè sono utilizzati congiuntamente, possono essere trasportati e non “portati”. Come detto in un precedente articolo, possono viaggiare con noi nel bagagliaio dell’auto, per giustificato motivo, come ad esempio andare ad allenarsi al campo di tiro o trasportarli nella casa in campagna. Il loro “porto” è concesso solo con titolo, ovvero il porto caccia  nelle Regioni ove è ammessa la caccia con l’arco e nei periodi di apertura della stessa. Per capirci, non posso andare ad allenarmi nel bosco, a meno che non sia un terreno privato cintato, rispettando generici principi di non pericolosità, come ad esempio la freccia che esce da detta proprietà. Ciò vale anche per le balestre, delle quali parleremo dopo. Quindi un uso regolamentato e limitato a determinati luoghi. Tuttavia, un’ipotetica situazione survival prevede che si esca dalla normalità e ci obblighi ad utilizzare strumenti in modi non normalmente consentiti. Proviamo quindi ad immaginare  una situazione di emergenza, distinguendo tra ciò per il quale sono preparato e ciò che mi coglie assolutamente di sorpresa, per i tempi e le modalità. Questo perchè abbiamo precedentemente dato per possibile che tale situazione possa capitare  quando e dove meno ce la aspettiamo, cogliendoci assolutamente di sorpresa e mentalmente impreparati. . Persino non lontano da casa. Oggigiorno c’è un’infinita offerta di archi sia tradizionali che compound, a prezzi davvero accessibili e fondamentalmente tutti di buona qualità, con mille accessori e con frecce e punte disponibili anche sui siti a prezzi scontatissimi;  per esercitarsi basta un cortile, un paglione e mezzora di tempo libero. Tuttavia l’arco, seppur intrinsecamente racchiuda tutte le qualità esposte ad inizio articolo, ha il limite della distanza. A meno che non siamo davvero esperti arcieri la possibilità di colpire efficacemente un bersaglio, che sia un animale aggressivo  o ciò che potrebbe sfamarci in situazione limite, è collegata strettamente alla prossimità del bersaglio. Per la mia modesta esperienza da neofita non oltre i 30 metri e forse meno. Questo rimette in gioco le nostre capacità mentali di adattamento al terreno, di lotta all’ansia e di capacità di muoverci silenziosamente, come trattato in altri articoli di questa rivista. In altre parole, se l’arco fa parte della nostra dotazione survival, in caso di emergenza potremo sicuramente utilizzarlo ma difficilmente saremo efficaci senza prima aver trovato il nostro equilibrio e riscoperto le nozioni sepolte nel nostro DNA di uomini ed antichi BushCrafter. Intendo che dovremo prima trovare con noi stessi quella calma che ci consenta di effettuare un tiro preciso e di incoccare velocemente la freccia nel modo corretto. Senza fretta, non infreddoliti, controllando il respiro e lasciando che che il nostro corpo si immerga nella natura e nel respiro del bosco. Tralasciando la scelta di frecce e soprattutto di punte e di tipologia di arco, io sto imparando con un buon compound, gli arcieri cacciatori che ho intervistato mi hanno tutti evidenziato la difficoltà di tale disciplina. Tuttavia, è possibile. Ed è possibile  con un buon  allenamento essere molto precisi. Negli ultimi anni si è sviluppata, soprattutto all’estero ove è consentita, anche la pesca con l’arco, praticata utilizzando speciali punte ad aletta collegate ad un mulinello;  in modo non dissimile a quanto detto per le fionde è davvero possibile pescare un buon pesce ed, a mio parere, se non sei un buon pescatore, aumentando le possibilità di cattura rispetto ad una canna, perlomeno in acqua tranquille. Ma e se l’arco non lo avessi o mi perdessi nel bosco, mi sarebbe possibile costruirlo? Sul web, come sempre ormai, esistono infiniti tutorial sulla costruzione di archi artigianali e di fortuna, sfruttando materiali di recupero come lamine di metallo, lastre o tubi di PVC, un vecchio paio di sci e ovviamente legno, avendo la cura di comprendere quale sia il senso di curvatura. Per la costruzione delle corde userete materiali non elastici, quali cuoio, lenze da pesca di adeguato spessore, canapa, spago, filo di cotone; quello che riuscirete a reperire. Le frecce verranno ricavate da piccoli rami di legno opportunamente modellati o anche tubi di alluminio, e l’impennaggio viene realizzato con piume, nel bosco potreste trovarne, o anche nastro adesivo. Sono solo idee indicative ma tecnicamente è possibile; meno scontata è invece la sua effettiva efficacia e potenza, e quella delle punte che riuscirete e fabbricare dalle quali dipende l’effettiva penetrazione della freccia.

L’arco è quindi uno strumento di grande efficacia, proporzionalmente alla sua qualità costruttiva, ma anche in caso di emergenza e con un minimo di manualità può essere costruito ed usato, rispettando in pieno quella filosofia di utilizzo delle nostre capacità dimenticate che è alla base della sopravvivenza.

Discorso analogo si può fare per le balestre, sebbene la loro costruzione artigianale richieda capacità tecniche superiori,  anche soltanto per l’ideazione di un valido congegno di scatto. La balestra, nella sua forma più comune,  sfrutta gli stessi principi balistici dell’arco, scagliando una freccia, in genere più corta e pesante appoggiata su una struttura con un incasso e propulsa da flettenti che oggi hanno le forme più disparate. Tremendamente efficace anche a 100 mt, nel caso di quelle più sofisticate, è capace di esprimere velocità ed energia di impatto davvero ragguardevoli e di penetrare profondamente in materiali e tessuti anche vitali. Normativamente è assimilabile all’arco, quindi solo trasporto, ma è necessario considerare che proprio le sue caratteristiche balistiche richiedono ulteriori accortezze. Il terreno privato che sceglierete dovrà davvero essere esteso o almeno contro terra, per evitare dispersioni indesiderate ed il possibile ferimento di passanti. Ritengo che la sua costruzione di emergenza in situazioni limite sia davvero difficile, mentre il suo utilizzo in ipotetiche condizioni survival sia senz’altro possibile. Ha caratteristiche di efficacia e silenziosità che ne fanno un strumento di eccellenza, ed è possibile fabbricare, analogamente all’arco, i dardi necessari sostituendo quelli perduti o usurati. La maggior complessità sarà relativa alle punte, data anche la maggior velocità, ma anche qui è possibile reperire  on line numerosi tutorial. In senso generale è una degli strumenti survival più efficaci, anche per un neofita, data la gittata e la potenza, ma non pensate che sia facile! Richiede tecnica ed allenamento e conoscenza dello scatto per ottenere risultati apprezzabili. Le balestre sono state usate sin dall’antichità per caccia ed usi militari, costruendone esemplari anche di ragguardevoli dimensioni, basti pensare alla “balista” greca o al progetto Leonardiano ed a quelle largamente usate nel medioevo. La loro possibilità, analogamente agli archi, di libera detenzione ( ma non di porto) ne fa uno strumento survival per eccellenza, specialmente in condizioni limite, subito prima delle armi da fuoco, che hanno modalità ed utilizzo completamente diverse.

ARMI DA FUOCO

L’immaginario collettivo, sostenuto da un gran numero di film catastrofistici anche con un certo livello di veridicità, hanno fatto sì che su questo argomento si siano spesi fiumi di parole e di video, tutti volti di dare il consiglio migliore. Ma parlando di armi da fuoco e prescindendo dalla loro disponibilità, prima e dopo l’avverarsi di una situazione di vera emergenza, unita  all’effettiva capacità di usarle correttamente, la verità è che una risposta univoca non c’è. Precisiamo innanzitutto che stiamo parlando di una situazione puramente ipotetica che prescinde dalla legislazione vigente in tema di porto e trasporto di armi; una situazione nella quale lo Stato Sociale è gravemente  in crisi e l’obbiettivo primario è la salvaguardia di sè e dei propri cari. In tale situazione catastrofica quale arma da fuoco portereste con voi in una situazione naturale. Per quale uso? In che ambiente? E soprattutto, dove vivete? Domande complesse e con risposte complesse, che trovano il loro senso esaminando con attenzione la nostra situazione territoriale e le nostre aspettative. In primo luogo, prima di addentrarci in possibili valutazioni su arma e di calibro, consideriamo il fatto che il portare con noi  un’arma e specialmente un’arma lunga, ci pone in una oggettiva situazione di manifesta aggressività nei confronti degli altri; gli stessi che in tale situazione di profondo stress e pericolo potrebbero attaccarci ritenendoci un pericolo. Il classico “Grey Man” oggi così in voga, ovvero la capacità di passare inosservati,  consentendoci di allontanarci indisturbati, verrebbe messo in crisi da una palese dichiarazione di intenti. L’arma si vede, specialmente se non la si conosce e non si sa esattamente come dissimularla, e ci pone in situazione di stress mentale, a meno che non siamo operatori addestrati. Questo significa che il suo possesso è una valutazione da fare a priori. Se si decide per il sì, il secondo elemento da valutare è la sua effettiva disponibilità. In Italia, previo ottenimento delle necessarie autorizzazioni, è possibile acquistarle; in alcuni Stati, come ad esempio il Regno Unito, prevalentemente no. Partendo dal presupposto che la maggior parte dei puri detentori, non tiratori appassionati o cacciatori, possiede armi avute in eredità, consideriamo che spesso, perlomeno per le armi corte, sono in calibri oggi meno diffusi, come ad esempio il 7,65 Browning. . Questo è il terzo elemento; la disponibilità di munizionamento, anche in un prossimo futuro, dell’arma che posseggo, e la sua relativa efficacia. Le Armerie sarebbero probabilmente, anche per il loro numero ridotto sul territorio, i primi posti che sarebbero svuotati e potremmo trovarci in breve tempo senza munizioni nè possibilità di ricaricarle. Il quarto elemento da considerare è l’uso che si prevede ne sarà fatto; caccia, difesa, affidamento alla moglie o ai giovani figli quando ci allontaniamo, o addestramento al tiro. Se è pur vero che siamo nell’ambito dell’ipotetico, è verosimile che dopo un primo momento di totale sbando e di manifesta aggressività, le persone tenderebbero ad aggregarsi per sopravvivere, formando piccole comunità poichè la condivisione è l’unica possibilità di vita nel medio e lungo periodo. La messa a disposizione delle capacità di ognuno permetterebbe di ricreare un microcosmo sociale funzionante e l’uso delle armi per difesa personale probabilmente si ridurrebbe di molto, a favore di un uso prevalentemente venatorio. Riassumendo questo lungo preambolo, i punti fondamentali sono; cosa posseggo e cosa posso acquistare?. Quale calibro è il più diffuso e quanto sarà reperibile il suo munizionamento, perlomeno nel breve periodo? Quale uso sarà poi il prevalente? E soprattutto quanto è semplice da usare e da riparare l’arma che lo utilizza? Tenendo quindi a mente questi primi interrogativi, proviamo assieme ad immaginare quale potrebbe essere la scelta più adatta, ipotizzando che si proceda all’acquisto per questo scopo precipuo. Iniziamo con una disamina delle armi lunghe più diffuse. La scuola americana vanta numerosissimi sostenitori del calibro 22 come calibro tuttofare, per semplicità d’uso, rumorosità e rinculo inesistente, ma in realtà io sono molto scettico in merito. La ridotta lesività della munizione, pur con caricamenti High Velocity, ne riduce l’utilizzo venatorio ( che poi sarebbe alla fine il più probabile) a piccole prede; in tema di difesa personale ha scarsissimo potere incapacitante e anzi, potrebbe imbestialire l’aggressore che altrimenti avrebbe desistito; è fondamentalmente quasi impossibile da ricaricare; normalmente è camerato in piccole carabine che raramente sono take-down, ovvero ripiegabili ed occultabili, eccezion fatta per le monocolpo combinate in altro calibro. Ma sono contrario anche a queste, per lentezza nel caricamento e leggerezza della struttura in caso di utilizzo della seconda canna ad anima liscia. Il 22 è’ un ottimo calibro da divertimento ed allenamento ma a mio parere poco adatto per il survival. Una seconda possibilità è costituita dalle armi lunghe camerate nei calibri più diffusi, quali il 308W, il 30.06 ed il 223, e gli altri calibri in voga in ambito venatorio, facilmente ricaricabili e con munizionamento relativamente diffuso, ma richiedono una buona conoscenza dell’arma e della sua meccanica; intendo dire che sono ottime scelte per cacciatori ed appassionati, ma potrebbero metter in crisi l’utente comune. Anche se in ogni film si vedono perfetti “nessuno” che in un secondo padroneggiano carabine semiautomatiche e fucili bolt action con scatti ed ottiche di qualità, nella realtà la conoscenza  di tali armi non si impara in un giorno. Inoltre, ed è l’unico limite, utilizzano cartucce con specifiche potenze che non possono essere considerate universali. Considero, per chi le conosce almeno un pò, un’ottima scelta una carabine in calibro 223, per la gestibilità e la polivalenza del calibro, per il peso e oggi per la diffusione tra gli appassionati. Ma non siamo negli USA e la carabine M4 così diffuse nei film non si trovano ad ogni angolo. Discorso analogo si può fare per tutte le carabine semiautomatiche della serie AK, che vantano robustezza e affidabilità indiscussa abbinate ad una cartuccia davvero “tuttofare”, ma con un serio limite relativo alla sua diffusione. L’elezione di un’arma in un ipotetico scenario survival abbiamo detto che dovrà riunire  differenti fattori e possibilmente  il maggior numero possibile, non esistendo mai la “scelta perfetta”! L’arma più diffusa in Italia, è sicuramente il calibro 12; intendo doppiette, sovrapposti, monocolpo, e più raramente fucili a pompa che sino agli anni ’70 erano universalmente diffusi nelle campagne, quando la caccia non era così demonizzata; fucili  e che molti di noi hanno ereditato e che spesso giacciono inutilizzati nell’armadio. Costavano poco al tempo, costava poco ricaricarne le munizioni (anche a sale per scoraggiare i ladri di ciliegie) ed avevano semplicità di funzionamento e spesso durata pressochè infinita. Molti di noi hanno doppiette di inizio secolo che funzionano ancora egregiamente. Questo significa che, oltre ad una maggiore reperibilità, sia per il costo oggi che per la diffusione “dopo la catastrofe”, il suo munizionamento è quello più economico e più facilmente reperibile. Inoltre sono quasi sempre smontabili in due parti, doppiette e sovrapposti  e anche molti “pompa”, consentendone anche un trasporto “discreto” in uno zaino capiente. Il loro munizionamento è in assoluto il più diffuso e quindi di facile reperibilità anche al di fuori di un contesto urbano e soprattutto vanta una grande varietà di caricamenti specifici per ogni uso. Pallini, pallettoni, palle uniche, pallettoni in gomma non letali, palle “sabot” per tiri efficaci oltre i 70 metri anche ad ungulati di discrete dimensioni in un uso venatorio, cartucce subsoniche per impararne l’uso e supermagnum per efficaci tiri a munizione spezzata; e molti altri che sicuramente dimentico.  Tale varietà ci consentirà di poter valutare, anche in virtù delle nostre scelte di territorio e di utilizzo, come  rifornirci del munizionamento più adatto. Inoltre la legislazione vigente ci consente di detenerne  in una quantità più che accettabile, sino a 1.000 senza denuncia e fino a 1.500 nel numero totale delle cartucce da caccia, con denuncia. Se decidessimo di uscire  dalla città, sceglieremo le più adatte. Qualsiasi fucile a canna liscia, con l’accortezza di controllare l’esistenza di eventuali strozzatori, è in grado di utilizzare tutto il munizionamento disponibile, eccezion fatta per le super magnum; ho volutamente tenuto in secondo piano i semiautomatici proprio perchè non in grado di funzionare con ogni tipo di munizionamento calibro 12. Esistono ovviamente  anche altri calibri in canna liscia, come il 20 ad esempio oggi tornato di moda, ma infinitamente meno diffusi. Personalmente sono un grande fautore dei fucili a pompa, oggi acquistabili a 250 euro nuovi, che seppur richiedendo un minimo di pratica, considero davvero universali. In sostanza la mia prima scelta, in caso di situazione survival, sarebbe proprio un calibro 12. Possibilmente un pompa, con serbatoio da 5 o 7 cartucce, ma anche la doppietta ed il sovrapposto del nonno vanno benissimo! Un ulteriore punto di grande importanza è l’esistenza dei cosiddetti riduttori di calibro; sono piccoli tubi di metallo, da inserire in camera di cartuccia, in canna per dirla più semplicemente, che consentono di poter sparare altri calibri utilizzando la stessa arma. Ad esempio ci consentirà di sparare nel nostro calibro 12 munizioni per arma corta o lunga di calibro inferiore, che potremmo aver avuto la fortuna di reperire. A titolo esemplificativo potrei acquistarne alcuni nei calibri più diffusi  ( 38 special, 9, 223, 7,65 etc) consentendomi un’assoluta polivalenza di munizionamento, elemento ideale in un contesto estremo come quello che stiamo ipotizzando. . Sono perfetti da inserire nelle canne della nostra doppietta o sovrapposto ed hanno un costo assolutamente accettabile. Inoltre, per consolidata giurisprudenza, non sono considerati parti d’arma, con e le semplificazioni che ne derivano in termini d’acquisto. E l’arma corta? Vale lo stesso discorso, i parametri da valutare sono sostanzialmente gli stessi; facilità d’uso, diffusione della munizione, occultabilità, semplicità costruttiva ed affidabilità. Restringerei la scelta a revolver in calibro 357 magnum, che sparano anche i 38 special, e  revolver più piccoli in 38 special, molto diffusi, con canna sino a 4 pollici. O alternativamente pistole semiautomatiche non da gara ( poichè progettate con caratteristiche specifiche che ne potrebbero ridurre l’affidabilità con determinati munizionamenti) in calibro 9, il più diffuso, con caricatore bifilare; in doppia azione o “striker fired” dotate di uno o più caricatori di scorta, più facilmente trasportabili ed utilizzabili rispetto al munizionamento sciolto. Sono i calibri più diffusi, sono le armi più reperibili, sono oggi assolutamente affidabili, con preferenza per i revolver date le probabili condizioni di scarsa pulizia e manutenzione. Probabilmente serviranno prevalentemente a farci sentire tranquilli e forse a difenderci dal randagismo animale, che in tale situazione potrebbe essere uno dei pericoli più possibili,  ed a estendere la possibilità di difesa anche ai nostri cari.   Un’ultima riflessione: una carabina ad aria compressa di potenza superiore ai 7,5 joule. Efficace nei 30 metri per i piccoli animali, 50 con una piccola ottica economica, funziona sempre, i piombini in scatole da 100 hanno costi bassissimi; da portare con noi nella cas ain campagna in caso di Bug Out. I nostri nonni ci hanno cacciato per generazioni a costo zero. Ci sarà un perchè!

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2023-06-25T16:31:27+00:00
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